Deflusso ecologico 01.01.2022: Emergenza per un territorio o nuovo equilibrio?
Convegno nazionale organizzato da ANBI, ANBI Veneto e Consorzio di bonifica PIAVE
Il primo gennaio 2022 darà i suoi effetti nel triveneto la “Direttiva Deflussi Ecologici”. È stata formulata nel 2017 dall’Autorità di Distretto Alpi Orientali. Ora, nell’ambito dell’Aggiornamento del Piano di Gestione delle Acque 2021-2026, previsto da una norma europea, la ben nota Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE), anche la Direttiva Deflussi Ecologici entrerà a pieno titolo tra le misure per il raggiungimento dello stato di qualità “buono” dei corsi d’acqua.
ANBI, ANBI Veneto e Consorzio di Bonifica Piave, a ridosso di questa fatidica scadenza ed in occasione della Settimana Nazionale della Bonifica e dell’Irrigazione, promuovono un convegno nazionale di analisi degli effetti derivanti dall’adozione di tale misura sui territori innervati dalle reti idrauliche che prelevano l’acqua dai fiumi: un esempio ne è l’alta pianura trevigiana, dove da secoli l’acqua è portata attraverso le derivazioni dal fiume Piave.
Aumentare sensibilmente il deflusso ecologico nel fiume, comporta ridurre l’acqua disponibile per le derivazioni.
Le conseguenze, che si misurerebbero su tutti gli aspetti positivi oggi prodotti dall’acqua derivata in un territorio molto vasto, sarebbero rilevanti in termini di riduzione della produzione agricola e idroelettrica, decadimento della qualità del paesaggio, peggioramento delle condizioni ambientali dei fiumi di risorgiva, come il Sile, influenzati dalla ricarica della falda svolta dall’acqua derivata e dagli apporti superficiali delle restituzioni.
Questi gli argomenti che saranno affrontati GIOVEDI’ 30 SETTEMBRE, con inizio alle ore 14.00, presso il BHR HOTEL – Sala Veneto, Via Postumia Castellana 2 – Quinto di Treviso.
Il fiume Piave e la vasta area di territorio dell’alta pianura trevigiana sono il focus degli interventi tecnici. Qui storia, ambiente, paesaggio ed attività produttive, tra cui numerose eccellenze agroalimentari, dipendono dall’acqua distribuita da secoli attraverso il reticolo dei canali artificiali, gestiti dal Consorzio di bonifica Piave. Il Piave è solo un esempio di quanto potrà accadere per bacini analoghi, come quello del Brenta, del Tagliamento, e probabilmente anche su altri fiumi del paese, dove si ritrovano analoghe caratteristiche.
Nel nutrito panel di relatori che si confronteranno il 30 settembre figurano, tra gli altri, il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, il direttore generale del Dipartimento Sviluppo Rurale del Mipaaf Simona Angelini, il presidente della commissione agricoltura del Senato Gianpaolo Vallardi e la presidente della commissione agricoltura della Camera Alessia Rotta, gli assessori del Veneto all’Agricoltura e all’Ambiente Federico Caner e Gianpaolo Bottacin, i vertici nazionali di ANBI, il presidente di Coldiretti nazionale Ettore Prandini, tutte le Autorità di bacino distrettuale a partire dal segretario generale delle Alpi Orientali Marina Colaizzi, il presidente di ANCI Veneto e sindaco di Treviso Mario Conte, Legambiente, e le organizzazioni agricole regionali Coldiretti, Confagricoltura e CIA.
Tra gli interventi tecnici previsti: Consorzio di Bonifica Piave ed Enel Green Power. Moderatore sarà Nicola Saldutti, caporedattore della pagina Economia del Corriere della Sera.
Il convegno è patrocinato da Regione del Veneto, Provincia di Treviso e Comune di Treviso e in collaborazione con ARGAV (Associazione Giornalisti Agroambientali) per il conseguimento dei crediti formativi per i giornalisti.
E’ possibile seguire i lavori in diretta streaming su www.facebook.com/consorzioPiave/.
I TEMI AFFRONTATI
Il Deflusso Ecologico (DE) è il “volume d’acqua utile affinché l’ecosistema acquatico continui a prosperare e a fornire i servizi necessari”. Questa è la definizione data dalla Direttiva Europea 2000/60/CE, nota anche come Direttiva Quadro Acque (DQA), che l’ha introdotto.
La DQA ha come obiettivo quello di fare in modo che tutti i corpi idrici naturali, superficiali e profondi, abbiano caratteristiche fisiche, chimiche ed ecologiche valutabili come “buone”, secondo le modalità di stima definite.
La DQA si attua attraverso numerose iniziative e misure, finalizzate ad ottenere il risultato atteso: tra queste il deflusso ecologico è una tra le più importanti. Si tratta di garantire che il fiume possieda sempre una portata correlata all’andamento idrologico, e sufficiente per assicurare le necessarie caratteristiche naturali al fiume.
La Direttiva Deflussi Ecologici è lo strumento adottato dall’Autorità di Distretto Alpi Orientali nel 2017 per giungere a definire il valore della portata di deflusso ecologico nei bacini trentini, veneti e friulani.
I valori di DE ipotizzati nella direttiva conducono a valori da 2 a 4 volte gli attuali di DMV, ma sono soggetti a valutazioni sperimentali, volte a definirne la correttezza, in funzione delle caratteristiche fisiche e morfologiche del corpo idrico.
Nel corso del convegno si analizzeranno le sperimentazioni svolte e gli impatti dell’introduzione delle portate di deflusso ecologico in un bacino particolare e complesso: quello del fiume Piave.
Il bacino del Piave ha una storia lunghissima di derivazioni e di utilizzi: prima fondamentale via d’acqua per il trasporto di legname e merci, quindi fonte di acqua e di vita per uomini ed animali, per le derivazioni a fini irrigui, il cui sviluppo si è poi legato all’intenso sfruttamento idroelettrico del bacino montano che si è concentrato nella prima metà del secolo scorso.
Dal dopoguerra l’irrigazione strutturata alimentata dal grande fiume ha consentito di attrezzare con strutture fisse a fini irrigui l’alta pianura trevigiana, ben nota per i suoi terreni aridi e sassosi, altrimenti sterili senza l’acqua derivata. La produzione agricola si è sviluppata su un’area di 50 mila ha ed i prodotti danno luogo ad una filiera di elevata qualità.
Ora il DE, da osservarsi nel fiume a partire dal prossimo 1° gennaio 2022, cambia lo scenario.
È molto probabile che, con i valori ipotizzati dalla Direttiva Deflussi Ecologici, non sia garantito il fabbisogno irriguo.
I laghi montani, come il Mis, Santa Croce e Centro Cadore, potrebbero vedere ridotti i livelli di riempimento, la produzione idroelettrica di energia rinnovabile avrebbe un drastico calo.
Ne risentirebbe il turismo della montagna, che attorno ai laghi concentra le proprie strutture ricettive, avrebbe conseguenze disastrose la pianura, la quale dovrebbe rinunciare all’acqua per le colture, drastiche riduzioni dei canali colpirebbero anche città come Treviso e Castelfranco, Conegliano, nella quali scorrono le limpide e pure acque direttamente provenienti dal fiume o dalla risorgiva, a sua volta alimentata da un fittissimo reticolo di canali derivati.
Fino ad oggi un equilibrio tra portata derivata, invasi alpini, acqua superficiale e deflusso minimo vitale nel fiume è con fatica raggiunto attraverso le attente gestioni di ENEL Green Power e Consorzio di bonifica Piave.
Ora è necessario cercare un nuovo equilibrio, che da un lato restituisca più acqua al fiume, ma nello stesso tempo eviti che un territorio, oggi popolato da 1.000.000 di persone e da una forte e produttiva vocazione agricola, ritorni al passato arido e secco, ripercorrendo all’indietro il percorso di civiltà che l’acqua ha reso possibile.