Il governo delle acque scolanti in laguna, nella storia, ha sempre seguito due direttrici, in alcuni casi in contrasto tra loro. Da un lato si è sempre cercato di preservare le acque della laguna, intese come scudo e baluardo da eventuali pericoli provenienti dalla terraferma; per questo, molti dei progetti idraulici messi in atto nel corso dei secoli, tendono ad allontanare le acque scolanti in laguna, portandole direttamente in mare, proprio per evitare gli interramenti provocati dal loro trasporto di materiali. Dall’altro lato era di vitale importanza, per le isole veneziane, il continuo scambio commerciale con la terra ferma. I corsi d’acqua sfocianti in laguna davano la possibilità di un più diretto e veloce collegamento con l’entroterra.

La bonifica tra basso Sile e laguna di Venezia

Il Canale della Fossetta

Una florida stagione dello sviluppo delle vie d’acqua a fini commerciali si apre con i primi decenni del Quattrocento.
Fu allora che, accanto di grandi progetti delle derivazioni dal Piave di Pederobba e Nervesa, prese vita il progetto della Fossetta che, nel 1441, metteva in comunicazione Sile e Piave, collegando Fossalta di Piave al Meolo, al Vallio e al Sile presso l’odierna Portegrandi.
In quest’area, a differenza degli altri due casi coevi citati, il contesto di bassa pianura e di sedimenti fini consentì di ignorare l’assetto morfologico, poco influente ai fini dell’idraulica artificiale, e di scavare quindi quel canale rettilineo che, a tutt’oggi, possiamo osservare. Le frequentazioni commerciali della zona sono testimoniate non solo dalle fonti archivistiche ma da una innumerevole serie di manufatti, e conseguenti toponimi, che insistono nelle vicinanze del crocevia d’acqua formato dalla Fossetta a dal Sile.

Canale Fossetta

Mappa 1684

Il Taglio del Sile

Altra grande opera idraulica realizzata al fine di tutelare e salvaguardare la Laguna di Venezia, che coinvolge anche le già citate, è il Taglio del Sile. Si tratta di un’opera di canalizzazione artificiale realizzata tra il 1680 e il 1684 che aveva il fine di allontanare le acque del Sile dalla laguna portandole verso est e facendole incanalare nel vecchio alveo del Piave all’altezza dell’odierna Caposile.
L’opera, viste le comuni caratteristiche del terreno, si presenta con lo stesso andamento rettilineo del Canale Fossetta che scorre, in senso inverso, poco più a nord ovest. Le conseguenze di una tale opera idraulica si dimostrarono subito nefaste per il suo diretto entroterra, soprattutto per quel lembo di terra compreso tra il taglio e la Fossetta e attraversato dalla Fossa e dal Canale dei Lanzoni. Non passò molto tempo, comunque che tutta la pianura retrostante, mediamente più bassa di oltre un metro rispetto al Taglio risentisse della nuova situazione venutasi a creare e presentasse sempre più frequentemente situazioni di impaludamento. Gli ingrossamenti e sversamenti del Taglio del Sile verso l’entroterra fecero rinviare e poi abbandonare altri progetti di diversione, nello stesso alveo, di altri corsi d’acqua e spinse a ricercare soluzioni che mettessero fine a tali inconvenienti.

Argine del Taglio e Botte Lanzoni

Tra gli interventi più importanti due vanno sicuramente ricordati; sulla scorta del progetto Bocci per la sistemazione del Sile, 1871, si contemplava, da un lato, la realizzazione dell’argine sinistro lungo il Taglio, a completamento dell’analoga opera realizzata dalla Serenissima in destra, e, dall’altro, la costruzione di una botte a sifone, la Botte Lanzoni, al di sotto del nuovo alveo, per permettere l’immissione in laguna delle acque dei fiumi Vallio e Meolo, 1889, e il contenimento degli allagamenti dei terreni che un tempo si affacciavano direttamente in laguna.
Tuttavia, i problemi di allagamenti e subsidenza persistevano in tutto il territorio che si estende sulla sinistra idrografica del Sile, che include i territori anticamente boscosi di Cà Tron e quelli palustri di Marteggia, e che compone il bacino Vallio -Meolo.

La didascalia della foto

Impianto idrovoro di Portesine

L’impianto idrovoro di Portesine

Tale bacino, in particolare i terreni di Cà Tron necessitavano di un’ulteriore spinta per l’espulsione delle acque all’esterno degli argini del Taglio. Ecco che, negli anni Trenta del Novecento, le innovazioni tecnologiche raggiunte in quegli anni, soprattutto nell’ingegneria idraulica, hanno permesso la realizzazione e la messa in opera di impianti idrovori al fine di “pompare” l’acqua in eccesso dei terreni e “gettarla” nei corsi d’acqua collettori. Nasce così l’idrovora di Portesine, collocata immediatamente a monte della conca di navigazione di Portegrandi, proprio nel punto in cui l’alveo della quattrocentesca Fossetta si dirama nel Sile.
Con questo impianto si completano più di seicento anni di storia idraulica aventi come fulcro uno dei centri nevralgici dell’idrografi a lagunare, l’incrocio Sile-Fossetta-Taglio di Sile.