
Piavesella di Nervesa, Piavesella di Colfosco, Brentella di Pederobba sono canali la cui realizzazione risale ad oltre 600 anni fa. I bisogni di allora coinvolgevano le necessità elementari della vita: acqua per uomini e animali.
Attorno alla rete derivata da questi canali, in funzione per tutto l’anno, si svilupparono villaggi ed attività. L’acqua garantì la fonte fondamentale per lo sviluppo di un’economia agricola che si consolidò alla metà del secolo scorso con una dimensione di oltre 60.000 ha irrigati.
Accanto agli utilizzi irrigui, i salti d’acqua presenti lungo i canali di derivazione sono stati utilizzati fin dalle loro origini anche ai fini di produzione di forza motrice (molini, magli, filatoi). Attorno ai salti più produttivi, come a Crocetta del Montello, si instaurarono anche complessi industriali (il canapificio) con evidenti effetti anche sugli aspetti sociali dei luoghi.
Ville e ambiti storici di elevato pregio, videro l’acqua derivata come elemento distintivo senza il quale non avrebbero raggiunto lo spesso pregio.
Città intere, come Treviso e Castelfranco, sorsero contornate o percorse da acque provenienti dal fiume Piave.
Con il tempo, l’acqua è diventata parte fondante del territorio, ne ha determinato il paesaggio e ne ha permesso lo sviluppo ricreativo, culturale e turistico. Anche oggi è frequente percorrere una pista ciclabile affiancata ad un corso d’acqua o passeggiare sulla strada arginale a lato di un corso d’acqua. Un valore inestimabile che si riflette sulla vita di tutti i cittadini che abitano l’alta pianura trevigiana.
Sono anche detti esternalità positive dell’acqua derivata, o meglio servizi ecosistemici.
Il Piave e le sue derivazioni in una mappa del XVI secolo. Ogni villaggio si sviluppò grazie alla disponibilità di acqua derivata