
Quando si guarda un fiume, è naturale chiedersi da dove venga, dove sfoci, apprezzarne il fluire delle acque, la vegetazione sulle sponde, l’abbondanza di vita che racchiude.
Meno immediato è cogliere la complessità di una rete composta di fiumi, canali, tubazioni, manufatti, che ogni giorno scambiano acqua, permettono la vita, forniscono servizi, allontanano o avvicinano l’acqua.
E’ affascinante soffermarsi ad ammirare uno scorcio di un fiume, quanto comprendere la complessità di un sistema idraulico, che di fatto costituisce la linfa di un ambiente ricco di biodiversità, di vita, di persone che vi abitano e lavorano.
La pianura trevigiana è un sistema idraulico complesso.
I terreni dell’alta pianura trevigiana sono per loro natura ghiaiosi, molto permeabili, senz’acqua sarebbero aridi, difficilmente coltivabili. Quasi 600 anni fa sono state scavate le reti derivate che partendo dalla Piave conduceva l’acqua in mille rivoli verso le campagne. Fu l’inizio del cambiamento.
Nei primi anni del 1900 queste derivazioni si consolidarono, consentendo quello che oggi vediamo: un territorio coltivato, verde, ricco d’acqua.
La linea delle risorgive divide alta e bassa pianura

A dividere il comprensorio da sud-ovest verso nord-est una linea particolare: la linea delle risorgive. L’acqua viene assorbita dai terreni permeabili e raggiunge una grande accumulo d’acqua sotterranea denominata falda. Se superficiale, la falda si dice freatica, se profonda e compresa tra lenti di materiale limoso e impermeabile, acquisisce il nome di falda artesiana.
Nell’alta pianura trevigiana la falda freatica è molto profonda. Procedendo verso sud-est l’altimetria dei suoli si riduce, la superficie della falda si avvicina al piano campagna finchè, in prossimità della linea delle risorgive, l’acqua affiora. I terreni si fanno più argillosi, pesanti, spesso intrisi d’acqua. Le risorgive alimentano fossi e fiumi perenni, dove l’acqua lentamente procede verso valle.
L’idraulica principale
A nord contornato dalle pendici delle Prealpi, fiumi naturali lo contornano sugli altri lati:
- a est il fiume Livenza, per lo più arginato, fino a Motta di Livenza
- a ovest il Muson dei Sassi, fino a Castelfranco Veneto
- a sud il fiume Sile, ben noto come più grande fiume di risorgiva d’Europa
A intersecare il comprensorio da nord ovest a sud est il Piave, il cui bacino montano si chiude a Nervesa.
Tutti i fiumi citati non competono al Consorzio ma alla Regione Veneto. Il Consorzio si occupa di tutte le reti demaniali minori, comprese tra essi e all’interno del perimetro di contribuenza, cioè l’area dove il Consorzio opera e richiede i contributi agli associati, cioè tutti i proprietari di terreni o fabbricati.
In periodo asciutto
- a nord della linea delle risorgivel’idrografia superficiale naturale è scarsa se non assente.
Sono presenti solo le antiche reti irrigue, nate per disporre di acqua in un luogo che altrimenti sarebbe arido e sterile, perché il terreno ghiaioso non trattiene l’acqua. Si vedono spesso rogge e canali, solo i più grandi hanno acqua per tutta l’anno, altrimenti solo nel periodo estivo. - a sud della linea delle risorgive l’acqua è spesso visibile per lunghi periodi nei fossati, la superficie freatica vicina, la disponibilità idrica maggiore.
Qui il paesaggio assume i tratti della bassa pianura, ampie campagne e fiumi larghi e sinuosi.
Quando piove
- a nord l’elevata pendenza del terreno rende l’acqua veloce ed insidiosa. I suoli ghiaiosi assorbono, ma spesso le aree urbane ed impermeabilizzate concentrano i deflussi che percorrono i ristretti alvei disponibili, quasi mai arginati, che spesso non riescono a contenerla. Si creano le condizioni per una possibile tracimazione, dalla quale ci si deve difendere: ecco il significato di difesa idraulica.
- nella bassa pianura i terreni sono argillosi, assorbono poco e modesta anche la pendenza; qui è più difficile è allontanare l’acqua specie quando affluisce copiosa. Spesso i ricettori finali sono arginati, scorrono su alvei pensili, o addirittura ci si trova nelle famose aree di “bonifica” strappate al mare da argini ed opere artificiali: allora sono fondamentali le pompe idrovore, che aspirano grandi quantità d’acqua da luoghi più depressi verso recapiti più elevati. E’ qui che la difesa idraulica si fa “bonifica” del territorio, consentendo l’attività umana in aree altrimenti allagate d’acqua.