Si festeggia oggi la giornata internazionale dell’acqua – World Water Day – una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, prevista all’interno delle direttive dell’agenda 21, risultato della conferenza di Rio.

Accade ogni 22 marzo, una giornata che ha acquisito un significato particolare in tutto il mondo.

“Per il Consorzio Piave è un doppio anniversario – dichiara il Presidente Amedeo Gerolimetto22 marzo 1436 è la data di una decisione che ha cambiato le sorti al nostro territorio: l’allora governo, la Serenissima Repubblica di Venezia, decideva di derivare l’acqua dal fiume Piave a Pederobba, a confine tra le province di Treviso e Belluno. C’era bisogno d’acqua da bere, per uomini e animali, prima ancora che per irrigare. Fu l’inizio di un cambiamento epocale: il paesaggio da arido si trasformava lentamente in coltivato, i villaggi si estendevano, i cittadini vivevano in salute, nascevano attività artigiane”.

Fu solo l’inizio perché a quella derivazione, ancora attiva anche se spostata un po’ a monte, a Fener, si aggiunse all’inizio del secolo scorso quella di Nervesa, poco più tardi quella del sistema Fadalto-Castelletto-Nervesa. Furono gli anni in cui vennero costruite le utilizzazioni idroelettriche nel bacino del Piave, insieme agli invasi che oggi garantiscono la riserva idrica estiva per l’agricoltura, come quello del Mis, di Pieve di Cadore, di S.Croce.

Una rete complessa, articolata, che produce energia pulita, abbellisce il territorio, consente di coltivare. L’effetto delle derivazioni di Fener e Nervesa si apprezza visivamente su un territorio molto ampio, quasi 100.000 ha nell’alta provincia di Treviso, la metà dei quali irrigati con strutture fisse, reti a pressione o canalette. In un’area sostanzialmente priva di idrografia superficiale naturale, ricca di terreni ghiaiosi, si è sviluppata un’agricoltura intensiva di elevata qualità, fatta di colture seminative, orticole, frutteti di pregio.

Una rete di canali in cui l’acqua fluisce tutto l’anno abbelliscono città e paesaggio. Treviso, città d’acque, è attraversata da nord a sud del fiume Botteniga, la cui acqua deriva per l’80% dalla derivazione dal Piave a Nervesa. A sud la contorna il Sile, noto alle cronache come il più grande fiume di risorgiva d’Europa, la cui acqua deriva per il 16% da apporti superficiali provenienti da Fener e Nervesa, per la rimanenza da affioramento di una falda arricchita da una vasta area solcata da canali alimentati con acqua derivata dal grande fiume.

Ma acqua derivata dal fiume Piave arriva a Castelfranco Veneto, a Oderzo, a Noale, a Mestre!

Un delicato equilibrio tra laghi montani, fiume, acqua superficiale, falda, utilizzazioni, canali, piccoli e grandi.

Oggi è il giorno per riflettere e porsi qualche domanda: sarà ancora così nel futuro?

I cambiamenti climatici, riconoscibili dall’aumento delle temperature medie e della durata dei periodi siccitosi, incrementano i fabbisogni idrici e riducono la disponibilità delle riserve, mettendo a dura prova un equilibrio già incerto.

Si aggiunge la Direttiva Deflussi Ecologici, approvata dall’allora Ministero per l’Ambiente per il Distretto delle Alpi Orientali nel dicembre 2017, la quale fissa la data del 1 gennaio 2022 come l’inizio dell’applicazione della nuova normativa: nei fiumi naturali deve rimanere un flusso sostenuto, necessario a mantenere la vita biologica del corso d’acqua.

Già nel 2005 dopo anni di sperimentazione si era fissato un limite inferiore alla portata che deve obbligatoriamente conservarsi a valle di ogni derivazione, il cosiddetto Deflusso Minimo Vitale. Tale valore oggi viene costantemente osservato. Ma con l’applicazione della direttiva deflussi ecologici si moltiplica per tre.

Le conseguenze? Più acqua nel Piave, non c’è dubbio, e questo è un fattore positivo. Ma l’equilibrio faticosamente trovato dopo anni crollerà sotto il peso di un cambiamento repentino. Non sarà più assicurata la stagione irrigua, non sarà più assicurata l’acqua nelle città. La sperimentazione svolta nel 2018 ne anticipa gli effetti.

Per questo stiamo alacremente lavorando per diminuire i consumi trasformando le antiche reti a scorrimento in moderne reti a pressione. I lavori finanziati con fondi PSR nazionali stanno procedendo, ma servono tempo ed altri finanziamenti.

“Il Consorzio Piave che gestisce le reti idriche in ben 92 comuni – conclude Amedeo Gerolimetto – vive questa giornata dell’acqua con molta preoccupazione, potrebbe essere l’ultima in cui apriamo canali e derivazioni per far fronte ad una nuova stagione irrigua con ragionevole certezza di assolvere al compito”.

Il tema dell’applicazione della Direttiva Deflussi Ecologici è motivo di accesa discussione nell’ambito dell’aggiornamento del Piano di Gestione delle Acque che l’Autorità di Distretto Alpi Orientali sta redigendo e dovrà trovare approvazione entro il 2021.

E’ in quel contesto che il Consorzio sta evidenziando gli impatti dell’applicazione repentina della Direttiva, chiedendo azioni di tutela per evitare il peggio.  Condividiamo l’obiettivo di migliorare la qualità del fiume Piave, seguendo un percorso di razionalizzazione degli usi già avviato da tempo, ma senza che questo comporti drastiche conseguenze sull’ambiente e sull’economia di un territorio che senz’acqua non sarebbe più come oggi.

Nella foto a lato, il territorio trasformato dalle derivazioni di Fener e Nervesa