Difesa idraulica

La L.R. 12/2009 è l’ultima e più attuale normativa regionale che regola comprensori e funzioni dei Consorzi di bonifica in Veneto.
Ai compiti attribuiti fin dall’istituzione, come la bonifica e l’irrigazione, la L.R. 12/2009, la più recente normativa regionale in materia, aggiunge:

  • la difesa idraulica, termine più ampio nel quale si ricomprende sia la bonifica classica che la salvaguardia dalle esondazioni dei corsi d’acqua in aree a scolo naturale.

Il termine difesa idraulica unisce la storica funzione svolta dal consorzio, ovvero la bonifica idraulica, a quella che nel tempo si è resa sempre più attuale, cioè la salvaguardia dal rischio idraulico nelle aree, urbane o agricole, interessate da fenomeni di esondazione, sempre più frequenti anche in zone a scolo naturale.
La bonifica classica è presente nelle aree del comprensorio poste a sud-est, dove le quote del piano campagna, inferiori a quelle del mare (bacino Fossetta nei comuni di Roncade e Meolo) o comunque del ricettore finale (bacini scolanti nel Livenza e Monticano), richiedono l’azione di sollevamento svolta dagli impianti idrovori.
Nelle aree dove è possibile lo scolo a gravità è presente invece il rischio di esondazione della rete di scolo con possibili allagamenti e danni lungo le aree attraversate. In queste zone, per lo più poste in media alta pianura trevigiana, il Consorzio ha realizzato e gestisce numerose casse di espansione, veri e propri invasi di volumi rilevanti (si va dai 10’000 mc al milione di mc) nei quali viene deviata l’acqua in eccesso durante una piena. In questo modo si evitano esondazioni e disagi per i territori posti a valle.

Idrovore

Un’idrovora è un manufatto idraulico posto solitamente in prossimità dello sbocco di un canale  nel suo ricettore. Le quote nel ricettore possono essere, costantemente  o solo durante i momenti di piena, superiori a quelle nel canale che vi scarica (ed a volte anche del piano campagna circostante).
L’idrovora pertanto è dotata di pompe in grado di sollevare grandi portate per il salto necessario a raggiungere il ricettore, dell’ordine di qualche metro.
Se non ci fossero, il territorio circostante si allagherebbe.
Il Consorzio ne gestisce 33 impianti idrovori, tra cui quello di Portesine (che recapita nel Sile a PorteGrandi un bacino – il Fossetta – esteso su 6000 ha) è il più grande.
Lungo il tratto arginato del fiume Monticano, tra Fontanelle, Oderzo e Gorgo al Monticano ci sono 11 impianti idrovori.
Altri 8 sono posti lungo il fiume Livenza tra Portobuffolè, Gaiarine, Mansuè e Motta di Livenza.
Nel bacino del Brian sono attivi 4 impianti idrovori, 8 scaricano nel Sile tra Roncade e Silea, 2 nel Piave, a Zenson e Ponte di Piave.

Casse di espansione

La cassa d’espansione, o bacino di laminazione, è un efficace dispositivo per contenere gli effetti di portate di piena rilevanti che non potrebbero essere condotte dal corso d’acqua principale.
Con un apposito dispositivo di sfioro laterale, viene prelevata una parte della portata che transita durante una piena e accumulata in un invaso ricavato in un’area appositamente costruita oppure ricavata all’interno di cave dismesse.
Il Consorzio gestisce 32 casse d’espansione per 2.900.000 mc di invaso totale disponibile:

  • 5 lungo gli affluenti in sinistra idraulica del torrente Muson per complessivi 840.000 m3;
  • 4 lungo gli affluenti in destra idraulica del torrente Muson per complessivi 160.000 m3;
  • 2 su affluenti al fiume Zero a Salvarosa di Castelfranco Veneto per complessivi 100.000 m3 (una in costruzione)
  • 1 sul torrente Patean a Sernaglia della Battaglia per 60.000 m3;
  • 7 nel bacino del Sile per complessivi 70.000 m3;
  • 1 la ex-cava Merotto, a servizio del fiume Meschio e altri scoli locali a Colle Umberto per complessivi 1.100.000 m3;
  • 4 nel bacino del Monticano per complessivi 477.000 m3;
  • 2 nell’area urbana di Oderzo 27.000 m3;