Descrizione Progetto

La cassa di Salvatronda

I lavori di costruzione della cassa di laminazione di Salvatronda sono iniziati nel 2020 e ultimati nel 2022. Il progetto è stato finanziato per un importo totale di € 1,7 mln nell’ambito del Piano per il disinquinamento del bacino scolante nella Laguna di Venezia come intervento strutturale in rete minore di bonifica, con la finalità di abilitare il sistema idraulico superficiale alla funzione di moderazione dei flussi di piena e di migliorare la qualità dell’acqua trasportata.

L’intervento ha consentito il recupero della capacità di invaso del bacino drenato dallo scolo dei tre canali (Fig. 1): Scarico Via Sile Ramo I (167 ettari), Scarico Canale Quadri Ramo I (175 ettari) e Scarico di Salvatronda (365 ettari). La funzione di laminazione delle piene è di estrema importanza per garantire la sicurezza idraulica dei territori che presentano una situazione di sofferenza idraulica, con particolare attenzione ai terreni collocati a valle dell’attraversamento ferroviario, e prospicienti allo Scarico di Salvatronda, nel tratto parallelo a via Cerchiara.

Le cause di tali allagamenti sono per lo più imputabili ad un’inadeguata capacità di portata rispetto alle incrementate portate di piena attuali, ed alla mancanza di misure di compensazione idraulica a servizio dei fabbricati esistenti, che contribuiscono ad incrementare la portata di piena del corso d’acqua.

L’intervento idraulico

Il bacino di circa 46 mila metri cubi massimi di invaso serve da contenitore delle acque meteoriche in concomitanza di eventi estremi con piogge intense, dove riceve le acque dal collettore principale. Il collettore principale è il canale che riceve, in entrata alla cassa, tutte le acque meteoriche di scolo e gli scarichi dal centro urbano e dalla zona industriale a monte. La cassa, di circa 2,6 ettari, riesce a regimare le acque meteoriche per eventi di piena fino a una portata massima di 9 metri cubi al secondo. Allo sfioratore di uscita l’acqua uscente può raggiungere portate nel canale di scolo di Salvatronda anche di 4,5 mc/s per eventi di pioggia intensi con durata di 2-3 ore. In Figura 2 si vede il manufatto di uscita con le due paratoie elettrificate per aperture da remoto oppure con la possibilità di sblocco manuale.

Manufatto di uscita della cassa di espansione nel sito di Salvatronda, posta a nord della linea ferroviaria Treviso-Vicenza

La fitodepurazione

L’area umida, all’interno della cassa, è in grado di abbattere le sostanze inquinanti presenti nelle acque in entrata grazie a processi chimici, fisici e biologici ad opera del complesso sistema ecologico venutosi a creare.

La superficie adibita a fitodepurazione è di circa 2,5 ettari, sufficienti a migliorare la qualità delle acque in entrata con deflusso giornaliero di 20 litri al secondo e con un tempo di permanenza nella cassa di 3 giorni.

I valori medi delle concentrazioni di inquinanti in ingresso nel bacino si attestano per l’azoto totale si ha il valore di 5,8 mg/l, per il fosforo totale si ha il valore di 0,6 mg/l.

Il processo di maggiore rilevanza è l’abbattimento dei composti azotati. Si stima un rendimento di depurazione pari al 60% in grado di asportare (nell’insieme dei processi di trasformazione chimico-fisico-biologica) 2,12 t/anno di azoto totale.

I meccanismi di rimozione degli inquinanti si basano principalmente sulla separazione tra la fase liquida e quella solida (sedimentazione, adsorbimento colloidale, decantazione) e sulla trasformazione chimico-fisica delle molecole complesse e dei singoli elementi (Figura 3). I processi coinvolti sono sia in ambiente aerobico (presenza di ossigeno) che anaerobico (assenza di ossigeno). La prima fase di decomposizione della sostanza organica riguarda il processo di mineralizzazione che vede la degradazione delle proteine in amminoacidi, dai quali viene rilasciato lo ione ammonio (NH4+) attraverso il processo di ammonificazione. Lo ione NH4+ può essere assorbito dalle piante acquatiche e palustri, oppure nitrificato in ione nitrato (NO3) attraverso il processo di nitrificazione ad opera di batteri Nitrosomonas e Nitrobacter. La seconda fase vede la riduzione dello ione nitrato, non del tutto assimilato dalle piante acquatiche o palustri, ad azoto molecolare (N2) attraverso il processo di denitrificazione in condizioni di anossia presenti sul fondale del bacino di fitodepurazione.

Schema dei processi di fitodepurazione per l’abbattimento del carico di azoto totale in soluzione

La vegetazione responsabile della fitodepurazione è composta da piante elofite e idrofite (figura sopra). Queste sono perlopiù piante palustri e acquatiche come: giunco, carice, liscia palustre e la mazzasorda. A queste si aggiungono altre piante di minor interesse fitodepurante ma che nel complesso mantengono in equilibrio l’ecosistema dell’area umida.

Il bacino di depurazione delle acque è articolato in differenti settori: un’area di espansione, tre laghetti di fitodepurazione e fossati di collegamento ad andamento tortuoso (figura sotto). Nel complesso si prevede che questi elementi occupino una superficie di 10.000 m2 per una profondità media di 0,15 m siano perennemente allagati in regime di magra.

Planimetria dell’impianto di fitodepurazione realizzato presso la cassa di Salvatronda

Piantumazione delle specie acquatiche ed elofite per la fitodepurazione e creazione dell’area umida nella parte a ridosso del manufatto di entrata d via Lovara di Salvatronda